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EQUILIBRIO
Scheda 01
Mangiare per noia, rabbia, solitudine, tristezza
di Daniela Bosetto, Psicologa e Psicoterapeuta e Aurelio Calcagno, Psicologo

Saper descrivere come ci si sente, quali emozioni e sentimenti si provano, in generale non è facile. Vi è poi una condizione particolare definita alessitimia, per la quale il soggetto si sente impossibilitato ed incapace di riconoscere, esprimere e raccontare ad altri come si sente emotivamente.

Dobbiamo pensare all’adolescenza come una fase cruciale di trasformazione psico-fisica, entro cui il soggetto consolida la propria identità, individuandosi come soggetto progressivamente svincolato dalle cure parentali, dove il mondo emotivo rappresenta un nucleo ancora più delicato da affrontare. Stante alle difficoltà appena esposte, il cibo potrebbe costituire la base su cui si possono innestare alcune dinamiche compensatorie.

Stando alla linea teorica di Alfred Adler (Adler, 1912) una condizione di inferiorità fisica o psicologica attiva nel soggetto dei processi compensatori. Il binomio inferiorità-compensazione (Maiullari, 2013) è di per sé necessario e fondamentale per tutti gli esseri viventi, esseri umani inclusi. Esso consente infatti di adattarsi all’ambiente e auto conservarsi come esseri viventi.

Vi sono tuttavia delle condizioni entro cui questo binomio porta a delle iper-compensazioni nel soggetto, cioè quando il sentimento di inferiorità percepito diventa complesso di inferiorità. Le iper-compensazioni che si attiverebbero in questo caso spingerebbero il soggetto a adottare una serie di comportamenti, pensieri, aspettative, ad esperire emozioni e a perseguire (consapevolmente o meno) determinati obiettivi.

Di fronte a dei vissuti emotivi difficili o dolorosi spesso il cibo rappresenta una fonte di conforto, esercitando un’azione detensiva verso condizioni esistenziali insoddisfacenti. Va da sé che per soggetti “poco inclini” a parlare dei loro sentimenti ed emozioni, il cibo potrebbe assumere una funzione di iper-compensazione portando quindi ad abitudini alimentari scorrette e favorendo l’instaurarsi di patologie metaboliche come il diabete.

Noia, rabbia, solitudine, tristezza sono emozioni e vissuti senz’altro spiacevoli, soprattutto per soggetti che stanno ancora formandosi come individui come gli adolescenti, i quali sono molto più predisposti ad agire il malessere anziché raccontarlo.

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