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EQUILIBRIO
Scheda 01
Fattori che ostacolano il cambiamento nel rapporto con il cibo
di Daniela Bosetto, Psicologia e Psicoterapeuta e Luca Zanoni, Dottore in Psicologia

Ci piace pensare che il problema dilagante del sovrappeso sia una questione alimentare, ma prima o poi dovremmo rassegnarci all’idea che si tratta invece del tutto di una questione mentale.

Certo, mangiamo troppo, abusiamo di dolci e carboidrati di ogni genere e siamo sedentari ma questo lo sappiamo tutti. Così come tutti noi sappiamo bene che un piatto di insalata ci fa meglio di un piatto di patatine fritte. E allora perché ci è così difficile agire in modo corretto se abbiamo le conoscenze per farlo? Perché seguiamo una dieta per un po’ ma poi torniamo a mangiare come prima se non peggio per compensare i mesi di sofferenza?

La risposta è appunto che il problema non è alimentare ma mentale. Quello che è accaduto a partire dalla rivoluzione industriale e in particolare dagli anni sessanta ad oggi è che sono arrivate sulle nostre tavole tonnellate di alimenti industriali ricchissimi di zuccheri, grassi, sale e altre sostanze capaci di dare un piacere nuovo e inatteso al consumatore rispetto ad alimenti tradizionali e più naturali. Ma questi nuovi cibi sono capaci anche di sovvertire piano piano la nostra salute e ancora prima i nostri comportamenti. Detto in parole semplici non si può chiedere al consumatore di resistere e usare in moderazioni alimenti che sono prodotti per essere del tutto irresistibili. È chiaro che suggerire a un bambino di mangiare una patatina fritta alla settimana gli sembrerà folle! Quando apre il pacchetto è indotto dall’alimento stesso a divorarlo. Questi alimenti lavorano sulle nostre debolezze neuro-psicologiche, sfruttano naturali tendenze a cercare alimenti calorici e buoni, ma le esasperano all’ennesima potenza facendoci perdere completamente il controllo del meccanismo. In un ecosistema così ricco di trappole alimentari l’intero rapporto con il cibo viene compromesso. Così si passa dal mangiare per vivere al vivere per mangiare, cercando cioè nel cibo un compenso a stress, dispiaceri, stanchezza, solitudine, voglia di divertimento, per citarne solo alcuni.

Ecco perché seguire un regime alimentare sano appare a molti così difficile se non impossibile. Non perché lo sia sul piano metabolico, ma perché lo è sul piano comportamentale. La mente di queste persone li porta costantemente altrove, in territori lontani dalla dieta e dalla salute, verso aree emotive in cui il cibo rappresenta una forma intensa di comfort senza la quale la vita appare del tutto grigia e vuota. Fino a quando non si lavora su questi aspetti, una dieta, come generalmente viene intesa, non produrrà mai il risultato atteso a lungo termine.

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